"La Settimana Incom"

Tipologia Fondo
Data cronica
1946 - 1965
[VUOTO]

Contenuto

2555 numeri
13830 servizi

 

Consistenza rilevata

Tipologia
pezzo/i
Quantità
13829

Storia istituzionale/Biografia

Nel 1938 Sandro Pallavicini fonda la Incom, casa di produzione di cortometraggi, che, impossibilitata a infrangere il monopolio dell’Istituto Luce in campo di Cinegiornali, fino al 1945 si occupa prevalentemente di documentari, su temi di attualità e caratterizzati da toni fortemente propagandistici.

Nel 1946 è tutto cambiato: il Notiziario Nuova Luce non sembra in grado di liberarsi del suo ingombrante passato e così nasce la Settimana Incom, più al passo con i tempi in cui la gente, uscita da 20 anni di regime e cinque di guerra, vuole prevalentemente divertirsi. Se guardiamo i temi ci accorgiamo che nei primi posti per occorrenze non compare nulla che abbia a che fare con la politica: il calcio la fa da padrona e a seguire la moda, le curiosità il cinema.

Ma ovviamente non mancano i politici, soprattutto quelli democristiani. De GasperiGronchiAndreottiSegniRebecchiniPella e Fanfani sono tutti tra i dieci più citati: per usare un’espressione usata molti anni più tardi da Bruno Vespa, il nuovo 'editore di riferimento' fa sentire il suo peso. Il primo non politico è Coppi e subito dopo lui, curiosamente, ma forse neanche troppo, Elisabetta II d’Inghilterra: il modello in fondo è quello dei rotocalchi illustrati, dove i reali hanno sempre goduto di molte attenzioni.

Sarà l’avvento sempre più massiccio della televisione a determinare, nel 1965, la cessazione delle uscite di quello che senza dubbio è stato il cinegiornale più importante del dopo guerra: da quel 15 febbraio 1946, con il primo servizio dedicato a Pio XII e alla ricostruzione, erano passati 2555 numeri, 13260 servizi e circa 350 ore di filmati.


Il programma nasce nell'immediato dopoguerra per volere di Sandro Pallavicini, fondatore - il 25 ottobre 1938 - della casa di produzione cinematografica INCOM (Industria Corti Metraggi Milano), creata assieme al giornalista Luigi Freddi per contrastare il monopolio dell'Istituto Luce, e la cui attività coinciderà con quella del cinegiornale. Fino al 1956 il cinegiornale fu diretto dallo stesso Pallavicini.

Inizialmente fu finanziato dagli imprenditori italo-svizzeri Cedraschi; nel 1948 il peso della Democrazia Cristiana aumentò, grazie all'acquisizione del 51% delle azioni da parte del finanziere piemontese Teresio Guglielmone, senatore democristiano. Alcuni interventi legislativi - nel 1947 e nel 1948 - a favore delle attualità cinematografiche, oltre alla nuova composizione societaria, accentuarono sempre più l'impostazione filogovernativa del cinegiornale. Nei primi dieci anni il redattore unico dei testi fu Giacomo Debenedetti; tra i suoi redattori Domenico Paolella, Riccardo Paladini, Tullio Kezich, Lamberto Sechi, che ne è stato anche direttore, Antonio Secchi, Giuseppe Maria Scotese, Massimo Rendina, Luigi Barzini e Stefano Canzio.

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